CLASSE 5^ - VERSIONE FACILE - ECONOMIA
L’ATTIVITÀ FINANZIARIA PUBBLICA
L’attività finanziaria pubblica e la
scienza delle finanze
L’attività economica svolta dallo Stato e degli altri
enti pubblici consistente nel procurarsi e impiegare il denaro per il
soddisfacimento dei bisogni pubblici prende il nome di attività finanziaria
pubblica o finanza pubblica.
I mezzi con cui Stato ed enti pubblici si procurano il
denaro costituiscono le entrate pubbliche, come, per esempio, le tasse.
I modi in cui lo Stato e gli enti pubblici impiegano il
denaro costituiscono le spese pubbliche, come, per esempio, le spese per la
scuola o la sanità.
La scienza delle finanze, detta anche economia pubblica, studia
l’attività economica della Pubblica Amministrazione ed i suoi effetti
sull’attività economica dei privati.
I soggetti della
finanza pubblica
I soggetti della finanza pubblica sono lo Stato e gli
enti pubblici, come i Comuni, tipo il comune di Roma, o l’Istituto Nazionale di
Previdenza Sociale (INPS), che paga le pensioni. Stato ed enti pubblici
costituiscono la Pubblica Amministrazione.
Pressione tributaria
La pressione tributaria è il rapporto tra i tributi e il
prodotto interno lordo (P = T/Y): più alto il rapporto, maggiore la pressione
tributaria.
LA POLITICA DELLA
SPESA
La spesa pubblica
e la sua struttura
La spesa pubblica è la somma spesa dallo Stato e dagli
altri enti pubblici, come i Comuni, per il conseguimento dei fini pubblici.
Gli effetti economici della spesa pubblica
L’aumento della spesa pubblica, da un lato, è positivo,
perché determina un aumento della domanda globale, cioè dei consumi e degli
investimenti di un Paese, ma, dall’altro, è negativo, perché, oltre un certo
livello, causa inflazione e aumento del deficit pubblico, cioè della differenza
tra spese ed entrate dello Stato.
L’aumento della
spesa pubblica
La spesa pubblica tende ad aumentare nel tempo, se non
altro in conseguenza dell’aumento della popolazione e, quindi, dei bisogni
pubblici da soddisfare.
Il contenimento
della spesa
Per ridurre gli effetti negativi dell’incremento della
spesa pubblica, gli Stati, a partire dagli anni ’80, hanno adottato politiche
di riduzione della stessa, ma non sempre con successo, dato che la diminuzione
della spesa determina la diminuzione dei servizi pubblici e, quindi, è
impopolare.
LA POLITICA
DELL’ENTRATA
Le entrate
pubbliche
Le entrate pubbliche sono le somme ricevute dallo Stato
per finanziare la spesa pubblica.
Le entrate pubbliche si dividono in:
-
tributi: prelievi coattivi di ricchezza, che si
distinguono in imposte, tasse e contributi;
-
prezzi: proventi dei beni e delle aziende pubbliche;
-
prestiti: capitali, costituenti il cosiddetto debito
pubblico, ricevuti in prestito da altri soggetti.
I prezzi sono i corrispettivi dei beni e servizi pubblici
venduti.
Le tasse e i
contributi
Nel linguaggio comune, i soldi che lo Stato impone di
pagare ai cittadini vengono chiamati tasse, mentre dovrebbero essere chiamati
tributi.
Il tributo è, quindi, il prelievo coattivo di ricchezza,
cioè imposto con la forza, da parte dello Stato nei confronti dei contribuenti,
cioè di tutti coloro che per legge devono pagare lo Stato.
I tributi si distinguono in tasse, contributi e imposte.
La tassa è il corrispettivo per un servizio divisibile;
servizio divisibile è un servizio che lo Stato può dividere tra le persone,
rendendolo solo a chi paga, come per esempio, la tassa scolastica per la
partecipazione all’esame di Stato.
I contributi sono il corrispettivo di un servizio
parzialmente divisibile, cioè di un servizio di cui si avvantaggia tutta la
collettività, ma soprattutto il contribuente.
Un esempio di contributo è dato dagli oneri di
urbanizzazione, cioè dalle somme pagate ai Comuni da chi costruisce una casa
per l’allaccio, per esempio, alla rete fognaria.
Le imposte
L'imposta
è un prelievo coattivo di ricchezza operato dallo Stato o da un altro ente
pubblico.
Essa è, quindi, una somma denaro che i contribuenti
pagano in base, per esempio, a quanti soldi guadagnano.
Il
presupposto dell'imposta è l'atto o il fatto, previsto dalla legge, da cui si
può desumere la capacità contributiva di un soggetto, cioè la disponibilità di
reddito o di patrimonio con cui pagare le imposte.
Gli
elementi dell'imposta sono: il soggetto attivo, il soggetto passivo, la base
imponibile e l'aliquota.
Il
soggetto attivo è la pubblica amministrazione.
Il
soggetto passivo è il contribuente.
La
base imponibile è il valore monetario dell’oggetto dell’imposta, cioè della
ricchezza su cui viene applicata.
L'aliquota
è il rapporto fra l'ammontare dell'imposta e l'ammontare della base imponibile;
esso si esprime in percentuale. Così, per esempio, se l'ammontare dell'imposta
è 100 e l'ammontare della base imponibile è 1000, l'aliquota sarà del 10%.
Classificazione delle imposte in dirette
ed indirette
Le
imposte si possono classificare secondo vari criteri, le principali
classificazioni sono: 1) imposte dirette e indirette; 2) imposte
proporzionali, progressive e regressive.
Le
imposte dirette colpiscono il reddito o il patrimonio.
Le
imposte indirette, invece, colpiscono gli atti da cui si desume che un soggetto
dispone di reddito o di patrimonio. Così, per esempio, se un soggetto compra
un’auto, si presume che lo stesso disponga del reddito o del patrimonio da cui
prelevare la somma necessaria a pagarla.
Capacità
contributiva e progressività dell’imposta
La capacità contributiva è la disponibilità dei mezzi -
denaro e altri beni - necessari per pagare le imposte.
Classificazione delle imposte in
proporzionali, progressive e regressive
Le
imposte si suddividono poi in proporzionali, progressive e regressive, a
seconda che l'aliquota applicata sia costante, crescente o decrescente.
Così,
per esempio, chi guadagna 200, pagherà 20 con l’imposta proporzionale, 30 con
l’imposta progressiva e 15 con l’imposta regressiva.
La
progressività di cui sopra, attuata in Italia, è a scaglioni, nel senso che il
reddito è diviso in parti a ciascuna delle quali si applica un’aliquota
diversa.
LA POLITICA DI
BILANCIO
Le differenti forme del bilancio dello Stato
Il bilancio è il prospetto contabile da cui risultano le
entrate e le spese dello Stato relative a un certo periodo di tempo.
Il bilancio si distingue in:
-
preventivo: prevede entrate e spese future;
-
consuntivo: riporta entrate e spese dell’anno passato.
I bilanci preventivo e consuntivo sono redatti secondo un
duplice criterio: competenza e cassa.
Il bilancio preventivo, poi, è sia annuale che
pluriennale, nel senso che riporta entrate e spese per i tre anni successivi
alla sua approvazione, anche se solo per il primo anno esso comporta
autorizzazione a riscuotere le entrate e ad eseguire le spese ivi contemplate.
La Costituzione stabilisce:
·
all’art. 81, che lo Stato assicura il principio del pareggio e che ogni legge che
importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte;
-
all’art. 75, che non è ammesso il referendum per le leggi
tributarie e di bilancio.
Classificazione delle entrate e delle spese
La
classificazione in generale
Nel
bilancio dello Stato le entrate si suddividono per titolo, per esempio,
tributarie; le entrate di un dato titolo si ripartiscono per natura, per
esempio, ricorrenti, e le entrate di una certa natura si dividono in tipologie,
per esempio, IRPEF.
Le
spese si suddividono per missioni, per esempio, istruzione scolastica; le spese
di una data missione si ripartiscono per programmi, per esempio, programmazione
e coordinamento dell’istruzione, e le spese di un certo programma si dividono
in azioni, per esempio, spese di personale per il programma.
In
base al principio di specificazione, le tipologie di entrate e i programmi di
spese costituiscono unità di voto parlamentare, cioè il Parlamento deve
approvare ciascuna tipologia di entrate e ciascun programma di spese.
Classificazione delle entrate in bilancio
Le
entrate in bilancio si suddividono in quattro titoli:
-
tributarie
(es.: IVA);
-
extratributarie
(es.: somme corrisposte per sanzioni);
-
alienazione
e ammortamento di beni patrimoniali nonché riscossione di crediti (es.:
proventi derivanti dalla vendita di immobili);
-
accensione
di prestiti, cioè emissione dei titoli del debito pubblico, come i BOT, buoni
ordinari del tesoro.
Le
entrate dei primi tre titoli sono dette finali, in quanto rappresentano le
risorse da acquisire definitivamente al bilancio per il raggiungimento dei fini
dello Stato.
Le
entrate del quarto titolo sono dette strumentali, nel senso che costituiscono
lo strumento con il quale ripianare il deficit nel caso in cui le entrate
finali non coprano le spese.
Classificazione delle spese in bilancio
Le
spese in bilancio si suddividono, come le entrate, in titoli:
-
spese
correnti (somme destinate al consumo, come quelle per gli stipendi degli
insegnanti;
-
spese
in conto capitale (somme destinate all’investimento, come quelle per l’acquisto
degli edifici;
-
rimborso
di passività finanziarie (cioè, rimborso dei prestiti).
Le
spese si dividono, ancora, in finali e strumentali: le prime, costituite dalle
spese correnti e in conto capitale, sono quelle sostenute dalla PA per il
raggiungimento dei suoi fini; le seconde sono rappresentate dal rimborso dei
prestiti e sono dette strumentali, in quanto non sono volte al soddisfacimento
dei bisogni pubblici, ma dirette ad estinguere i debiti.
I saldi di finanza
pubblica
Il
bilancio riporta, infine, i saldi di finanza pubblica o risultati
differenziali: risparmio pubblico; saldo netto da finanziare; indebitamento
netto; ricorso al mercato.
Il risparmio
pubblico è la differenza tra entrate correnti e spese correnti.
Il saldo
netto da finanziare è la differenza tra entrate finali e spese finali.
L’indebitamento
netto è la differenza tra entrate finali e spese finali, al netto,
rispettivamente, delle entrate da riscossione di crediti e delle uscite
rappresentate dai finanziamenti a terzi.
Il ricorso
al mercato è la differenza tra le entrate finali e le spese, sia finali che
strumentali.
LE IMPOSTE DIRETTE
La struttura del
sistema tributario italiano
(Generalità)
Il
sistema tributario o fiscale è l'insieme delle norme che disciplinano i tributi
in un dato Stato.
Il sistema tributario italiano comprende sia imposte
dirette, come l’IRPEF, che indirette, come l’IVA.
L’I.R.P.E.F.: soggetti e base imponibile
L'Irpef è un'imposta diretta, personale e progressiva per
scaglioni: diretta, in quanto ha per oggetto il reddito; personale, perché
tiene conto della capacità contributiva del soggetto; progressiva per
scaglioni, perché il reddito è diviso in fasce, dette scaglioni, a ciascuna
delle quali si applica un'aliquota diversa, che aumenta al passaggio da uno
scaglione a quello più alto successivo.
L’aliquota più alta applicabile alla base imponibile si
dice aliquota marginale.
I soggetti passivi dell'IRPEF sono sia i residenti in
Italia, per i redditi ovunque conseguiti, sia i residenti all’estero, per i
redditi percepiti in Italia.
La base imponibile dell'IRPEF è data dal reddito
complessivo annuo del soggetto, al netto dei cosiddetti oneri deducibili, cioè
di alcune spese, come i contributi per la pensione o l'assegno di mantenimento
pagato al coniuge (marito o moglie), nel caso di separazione o divorzio.
In base alla fonte da cui provengono, i redditi si
distinguono in fondiari, di capitale, di lavoro dipendente, di impresa, di
lavoro autonomo e diversi.
Il reddito complessivo annuo è dato dalla somma dei
suindicati redditi,
I redditi fondiari
I redditi fondiari provengono dai terreni e dai
fabbricati iscritti nel cosiddetto catasto, il quale è un ufficio che conserva
e aggiorna l'inventario dei beni immobili presenti sul territorio dello Stato.
I redditi fondiari si suddividono in redditi dominicali, redditi
agrari e redditi dei fabbricati.
Il reddito dominicale deriva dalla titolarità di un
diritto reale su un terreno, come, per esempio, dall’esserne il proprietario.
Il reddito agrario deriva dall'esercizio di un'impresa
agricola.
Il reddito dei fabbricati deriva dalla titolarità di un
diritto reale su un fabbricato.
I redditi di capitale
I redditi da capitale sono soggetti di regola ad
un’imposta sostitutiva di quella ordinaria, nel senso che non concorrono con
gli altri redditi a determinare la base imponibile dell'I.R.P.E.F.
I redditi di lavoro dipendente e di lavoro autonomo
I redditi da lavoro dipendente sono il reddito da lavoro
subordinato e la pensione.
Il reddito da lavoro dipendente è soggetto a ritenuta
alla fonte, nel senso che il datore di lavoro trattiene la somma che il
lavoratore deve pagare a titolo di imposta e la versa allo Stato.
I redditi da lavoro autonomo derivano dall’esercizio
abituale di arti o professioni.
Il reddito da lavoro autonomo è soggetto a ritenuta
d’acconto, nel senso che chi lo corrisponde, salvo che si tratti di un privato
(cioè, di una persona fisica che non esercita, a sua volta, lavoro autonomo o
un’attività imprenditoriale), trattiene una somma, nella misura del 20% del
dovuto, in acconto sull’imposta che il lavoratore deve pagare, versandola allo
Stato.
I redditi di impresa
I redditi di impresa sono quelli derivanti dall’esercizio
delle attività commerciali elencate nell’art. 2195 c.c.
L’IRES
L'IRES (imposta sul reddito delle società) è un'imposta diretta personale proporzionale che colpisce, invero, nella misura del 24%, non solo le società, ma tutti i soggetti diversi dalle persone fisiche e dalle società di persone, come, per esempio, le persone giuridiche e le associazioni non riconosciute.